Flavio Claudio Giulio Costanzo Gallo, meglio noto come Costanzo Gallo (latino: Flavius Claudius Iulius Constantius Gallus; Massa Veternensis, 325 o 326 – Pola, 354), è stato un politico romano, membro della dinastia costantiniana, Cesare d'Oriente dal 351 alla sua morte e tre volte console, dal 352 al 354. A causa del suo governo giudicato fallimentare e odioso, l'imperatore Costanzo II, suo cugino e cognato, ne ordinò l'arresto e l'esecuzione. Secondo alcune fonti, i rapporti tra Costanzo II e Gallo non furono buoni sin dal primo momento. Teofilo indiano, un missionario ariano di origine indiana e ben visto da entrambi, fece da mediatore tra i due cognati, convincendoli a stringere un patto di non aggressione e aiutandoli attivamente a rispettarlo. Costanzo nominò personalmente i ministri di Gallo, tra cui il prefetto del pretorio (Tallasio) e il quaestor sacri palatii (Monzio Magno), impedendo a Gallo di scegliere uomini di propria fiducia.

Durante il viaggio da Sirmio ad Antiochia (la sua capitale), Gallo passò dal fratello Giuliano a Nicomedia, e forse in questa occasione invitò il fratellastro a comparire con lui a teatro, un atto che insospettì Costanzo. Gallo arrivò ad Antiochia il 7 maggio 351: secondo alcune fonti, l'entrata in città fu caratterizzata dalla comparsa di una croce nel cielo. Fu probabilmente all'inizio del suo governo che Gallo ordinò di traslare le reliquie del martire cristiano Babila nel recinto di Apollo a Dafne;[21] In seguito Giuliano ebbe a dire che tale dissacrazione del tempio di Apollo causò la morte del fratello. Durante il periodo tra il passaggio di Costanzo II in Occidente e l'arrivo di Gallo in Oriente, oppure immediatamente dopo l'arrivo del Cesare ad Antiochia, avvenne la sollevazione degli Ebrei in Palestina. La ribellione, che ebbe il suo epicentro nella città di Diocesarea, iniziò con l'assalto notturno alla guarnigione romana, che venne distrutta, e che permise agli Ebrei di procurarsi le armi necessarie; in seguito uccisero gli abitanti di etnia diversa, come gli Elleni e i Samaritani.

Gallo inviò (351 o 352) il suo magister equitum Ursicino a sedare la rivolta nel sangue: ordinò che venissero uccisi molte migliaia di rivoltosi, anche quelli tanto giovani da non essere un pericolo, e che le città ribelli di Diocesarea, Tiberiade e Diospoli fossero distrutte. Non è da escludere che il successo in Palestina abbia indotto Gallo a considerare le possibilità di riuscita di un complotto contro Costanzo. L'arrivo di Gallo ad Antiochia fu probabilmente il periodo in cui avvenne un tentativo di assassinio del nuovo Cesare. Ammiano Marcellino riferisce che una donna ottenne udienza da Gallo e gli rivelò un complotto di alcuni soldati contro di lui; Costantina (consorte di Gallo), felice come se la vita del marito fosse ora al sicuro, ricompensò la donna e la mise su un carro mandandola per le vie della città, contando che l'esempio spronasse altri delatori. Probabilmente allo stesso episodio si riferisce Giovanni Zonara quando, dopo aver parlato della battaglia di Mursa Maggiore (28 settembre 351) afferma che Magnenzio organizzò un attentato contro Gallo per distogliere l'attenzione di Costanzo II dall'Occidente: gli assassini alloggiarono nella capanna di una vecchia ma, essendosi ubriacati durante la cena, le rivelarono i piani, pensando che la donna fosse innocua; la vecchia, invece, riferì il piano a Gallo, che mandò i suoi uomini ad arrestare i cospiratori e li mise a morte. La versione di Ammiano sembra basarsi sulla conoscenza popolare derivata dalla parata della informatrice sulle strade di Antiochia; la versione di Zonara potrebbe mostrare la disponibilità di fonti più informate, o, più probabilmente, una rielaborazione letteraria della materia storica.

 

Wikipedia: Costanzo Gallo