I vangeli apocrifi sono un eterogeneo gruppo di testi a carattere religioso che si riferiscono alla figura di Gesù Cristo che nel tempo sono stati esclusi dal canone della Bibbia cristiana. Fanno parte della "letteratura apocrifa", un fenomeno religioso e letterario rilevante del periodo patristico. Sovente dotati dell'attribuzione pseudoepigrafa di qualche apostolo o discepolo, furono esclusi dalla pubblica lettura liturgica in quanto in contraddizione con l'ortodossia cristiana. Il termine "apocrifo" ("da nascondere", "riservato a pochi") è stato coniato dalle prime comunità cristiane. Dopo la fine della prima generazione cristiana, le successive sentirono il bisogno di assumere ulteriori informazioni sulle vicende di Gesù, e questo fu uno dei motivi che diede impulso alla nuova forma letteraria sviluppatasi intorno ai testi biblici che oggi costituiscono il Nuovo Testamento. Bergier, nel suo Dizionario di Teologia, parlando del significato di apocrifo, scrive: “I cristiani applicarono alla voce apocrifo una significazione diversa da quella dei Gentili e degli Ebrei, usandola per indicare qualunque libro dubbio, d'autore incerto, sulla cui fede non si può far fondamento”.

Wilhelm Schneemelcher definiva gli apocrifi come "scritti non accolti nel canone, ma che, mediante il titolo o altri enunciati, avanzano la pretesa di possedere un valore equivalente agli scritti dei canone, e che dal punto di vista della storia delle forme prolungano e sviluppano i generi creati e accolti nel Nuovo Testamento, non senza peraltro la penetrazione anche di elementi estranei". La letteratura apocrifa ha esercitato un notevole influsso "nel campo letterario, artistico, devozionale e liturgico", ed è maturata in riferimento ad alcuni particolari nuclei: l'infanzia di Gesù, la figura di Maria, la passione di Gesù, il periodo successivo alla risurrezione di Gesù. Il termine “apocrifi” tende a riguardare un insieme eterogeneo di scritti, attribuendo spesso "una unità fittizia" a testi molto differenti "per età, provenienza, genere letterario e finalità". Si possono individuare una serie di categorie convenzionali nel vasto panorama apocrifo, che generalmente vengono ricondotte ai Racconti (o vangeli) dell'infanzia, ai vangeli apocrifi, e agli scritti sulla vita degli apostoli. Esistono tuttavia tre categorie precise utili per organizzare la variegata produzione apocrifa: Gli apocrifi di origine giudeo-cristiana -- Gli apocrifi di origine giudeo-cristiana o del giudaismo cristiano sono testi prodotti tra le prime comunità cristiane che ponevano "l'osservanza della legge mosaica come elemento discriminante", erano credenti in Gesù e appartenenti alla chiesa madre di Gerusalemme.

Questi testi cristiani "esprimono il loro pensiero servendosi delle categorie del tardo giudaismo". Tra essi si ricorda la Didaché, la Lettera di Clemente romano ai Corinzi, Il pastore di Erma. In genere in questa categoria alcuni autori comprendono anche alcuni testi indicati come vangeli, la cui conoscenza deriva dalle citazioni dei Padri della Chiesa: il vangelo degli Ebrei, il vangelo dei Nazarei e il vangelo degli Ebioniti. Questi ultimi sono compresi tra gli apocrifi solo in quanto vangeli non canonici. In effetti sono più vicini ai canonici rispetto agli altri testi pervenutici e compresi nella categoria “vangelo”. Di essi ci rimangono le citazioni dei Padri della Chiesa: nessun manoscritto originale è mai pervenuto, e se esiste una certa tendenza tra gli studiosi a ricondurli verso un unico vangelo (anche sulla scia delle citazioni patristiche), detto appunto vangelo degli Ebrei (ritenuto verosimilmente dai Padri della Chiesa come il vangelo originario di Matteo privo almeno della parte iniziale, la genealogia di Gesù), oggi esistono anche due teorie differenti. La prima identifica nel vangelo degli Ebrei anche il cosiddetto vangelo dei Nazarei, e nel vangelo degli Ebioniti il cosiddetto vangelo dei Dodici.

A supporto di questa ipotesi la probabilità che, sulla base dei riferimenti pervenutici, il vangelo degli Ebioniti sia stato composto con il contributo fondamentale dei tre vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca), e pertanto appare difficile il riferimento ad un unico vangelo aramaico per questi tre testi citati dai ‘'Padri'’. Una seconda ipotesi parla di tre entità distinte: vangelo degli Ebrei, vangelo dei Nazarei e vangelo degli Ebioniti. La datazione è discussa e difficile da valutare, anche se qualche studioso ha tentato di datarli alla prima metà del II secolo. Gli apocrifi gnostici ----- Lo gnosticismo si diffonde nel II e III secolo, e i testi di questo fenomeno di sincretismo religioso si presentano come “segreti”, in quanto provenienti da un insegnamento esoterico di Gesù o degli apostoli riservato ai soli iniziati. Tra questi scritti il Vangelo greco degli Egiziani, il Vangelo di Mattia, il vangelo di Maria Maddalena, l'Apocrifo di Giovanni, la Sophia di Gesù, il vangelo di Tommaso (copto), il vangelo di Pietro. In questi testi la dottrina gnostica "traspare da alcune accentuazioni estremizzanti". La maggior parte di tali vangeli nascono nel contesto di correnti teologiche giudicate successivamente eretiche dalla Chiesa cristiana, come quelle di stampo ermetico.

Gli apocrifi di origine ecclesiastica - Già i Padri della Chiesa distinguevano tra apocrifi eretici e apocrifi di origine ecclesiastica, esclusi dal canone ma che potevano essere utilmente letti. Tra essi il Protovangelo di Giacomo e gli Atti di Paolo e Tecla. --L'opposizione dei Padri della Chiesa -- Contro la vasta circolazione degli scritti apocrifi la Chiesa delle origini fece valere la tradizione pubblica, "portata dalla successione episcopale nelle diverse Chiese", e si definì progressivamente un consenso sui libri cristiani ritenuti autentici e ispirati. Presto il termine "apocrifo" divenne quindi sinonimo di “falso”, anche se la prima lista ufficiale pervenutaci delle opere rigettate dalla Chiesa risale al VI secolo, in quello che è noto come Decretum Gelasianum. I pronunciamenti della Chiesa primitiva sono tuttavia molto più antichi, e ci sono pervenuti anche tramite la testimonianza dei Padri della Chiesa. Così, secondo Ireneo di Lione, gli gnostici "insinuano una massa indescrivibile di scritti apocrifi e spuri, forgiati da loro stessi"; Ireneo attacca la pretesa di Basilide di possedere discorsi apocrifi (lógous apokryphous) che l'apostolo Mattia avrebbe ricevuto dal Signore.

Tertulliano accoppia come equivalenti i concetti di apocrifo e falso. Origene applica il termine di apocrifi a scritti giudaici non canonici, senza con ciò condannarli, e afferma che non tutto ciò che si trova negli apocrifi è da respingere. Sempre Origene (citato da Eusebio di Cesarea, St. eccl., 6,25) distingue gli scritti cristiani ammessi da tutti (homologoúmena), quelli unanimemente rifiutati (pseudé) e quelli discussi (amphiballómena); ma non parla in tale contesto di apocrifi, né lo fa Eusebio, che da lui riprende la tripartizione (St. eccl., 3,25). Atanasio di Alessandria, stabilendo nella sua Lettera festale 39, del 367, il canone degli scritti biblici, pone all'indice gli apocrifi come invenzione di eretici, composti tardivamente e spacciati per antichi. Il consolidamento del canone in Occidente e in Oriente condusse alla definitiva svalutazione del termine "apocrifo" e alla sua associazione con "eretico", attestata intorno al 400 da Agostino e Girolamo. -- Esclusione e tentativi di riabilitazione -- Fu il binomio Scrittura-Tradizione, "sostenuto dalle Chiese che si richiamavano alla fondazione apostolica", ad operare una selezione all'interno di una vasta produzione che imitava i generi letterari del Nuovo Testamento con l'intento "di esplicitarne i messaggi e colmarne le lacune".

In quest'ottica gli scritti apocrifi furono esclusi quasi immediatamente dal canone cristiano, tuttavia nel Medioevo e nell'antichità non tutti si rassegnarono all'idea che questi testi venissero messi in disparte. In essi, infatti, si scoprono dati storici che colmano alcune lacune dei vangeli canonici e trovano conferma varie tradizioni locali. Perciò alcuni autori (come il vescovo di Tessalonica Giovanni, morto nel 630) elaborano la teoria che gli apocrifi fossero stati composti da autori di sana dottrina, ma interpolati ad opera di eretici, provocando così il rifiuto della Chiesa primitiva. È grazie a questa benevolenza che alcuni apocrifi hanno esercitato un influsso ampio sulla dottrina, l'iconografia e la prassi cristiana. L'esempio più chiaro in questo senso è il Protovangelo di Giacomo, risalente alla seconda metà del II secolo, da cui derivano i nomi di Gioacchino ed Anna per i genitori di Maria, è all'origine della festa liturgica per la nascita di Maria, ha promosso la dottrina della sua verginità perpetua, ed ha influito sulla rappresentazione tradizionale del presepe. Insomma, nonostante le condanne ecclesiastiche, alcuni tra gli scritti apocrifi servivano alla riflessione teologica su determinati temi, o alla devozione, e conservarono un durevole successo in ambito del tutto "ortodosso", diventando presto patrimonio comune della religiosità popolare.

Così lo stesso Agostino, che si scagliò spesso contro gli apocrifi, utilizzò nelle sue omelie sul Natale motivi di origine apocrifa: non solo la verginità di Maria in partu (Cfr. Serm. 184,1; 186,1; ecc.), ma anche l'asino e il bue alla mangiatoia, con la citazione di Is 1,3, come nel vangelo dello Pseudo Matteo 14 (Cfr. Serm. 189,4; 204,2). Anche Girolamo, fierissimo avversario degli apocrifi, insiste sul motivo (Cfr. Epist. 108,10). Tra gli apocrifi del Nuovo Testamento suscitano un certo interesse i vangeli apocrifi, alcuni scritti da autori cristiani in comunione con la Chiesa, altri scritti da comunità eretiche. I primi non contengono nulla in contrasto con i fatti esposti nel canone del Nuovo Testamento. Molti altri vangeli apocrifi furono scritti invece da persone cui mancava la competenza della materia trattata e che non potevano fornire prove sufficienti di dottrina, veridicità, indipendenza di giudizi. Queste deficienze furono rese evidenti quando questi stessi autori, per dare autorità alle loro produzioni, non esitarono di ricorrere al nome di qualche celebre scrittore o personaggio distinto nella Chiesa.

Sovente alcuni apocrifi, provenienti da comunità bollate come eretiche dalla Chiesa primitiva, rispondevano all'esigenza di diffondere questa eresia. I vangeli apocrifi sono quasi totalmente privi di autorità storica, e non servono quindi a farci conoscere meglio la figura di Gesù. Tutt'al più, data la composizione generalmente tarda (a partire dalla metà del II secolo) possono essere utili per ricostruire l'ambiente religioso dei secoli successivi a Gesù. Esiste una varietà di posizioni sulla datazione dei vangeli apocrifi. Generalmente gli studiosi ne riconducono l'origine al II secolo, ma ci sono controversie interessanti circa la datazione del Protovangelo di Giacomo, del Vangelo di Tommaso, e del Vangelo greco degli Egiziani. In riferimento a questi ultimi due è utile ricordare che, per quanto siano datati comunemente nel II secolo, vari studiosi concordano sulla possibilità che parte dei logia in essi contenuti appartengano ad una tradizione indipendente cui hanno probabilmente attinto gli stessi vangeli canonici. Il Protovangelo di Giacomo e i Racconti dell'infanzia del Signore Gesù risalgono alla seconda metà del II secolo, nonostante una obiettiva difficoltà nella loro datazione. In particolare il Protovangelo è stato datato da alcuni studiosi alla metà del II secolo, da altri alla fine del I secolo, da altri ancora al IV o V secolo, e qualche studioso ha anche ipotizzato fosse alla base dei vangeli canonici di Matteo e Luca. Entrambi hanno avuto una rapida diffusione e sono stati in parte adattati alle Scritture per renderli più attrattivi.

Questo processo è particolarmente evidente nel Protovangelo, mentre nei Racconti i riferimenti biblici sono scarsi e occasionali. I vangeli apocrifi dell'infanzia, non canonici, hanno goduto di una certa fortuna almeno a livello artistico: ad esempio, la localizzazione della nascita di Gesù in una grotta deriva dal Protovangelo di Giacomo, mentre la presenza dell'asino e del bue accanto alla mangiatoia, associato tipicamente alle raffigurazioni natalizie antiche e moderne, deriva dal Vangelo dello pseudo-Matteo; i vangeli gnostici si svilupparono all'interno di un movimento religioso esoterico, lo gnosticismo, diffusosi intorno al II secolo d.C. nell'ambito del cristianesimo, di cui costituì la maggiore tendenza eterodossa. Alcune narrazioni contenute negli apocrifi sono divenute un attributo ricorrente in molte raffigurazioni artistiche della vita di Gesù e delle persone a lui vicine, descritte nei vangeli; queste raffigurazioni sono spesso presenti in chiese e santuari, senza provocare discussioni dottrinali.

I quattro criteri usati dalla Chiesa cristiana antica per considerare un testo canonico nell'ambito del Nuovo Testamento, e dunque di converso per stabilire quali rappresentavano Apocrifi del Nuovo Testamento, sono stati:

  • La cosiddetta sacra tradizione, ovvero la predicazione apostolica, che è ritenuta essere espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva esser conservata con una successione ininterrotta fino alla fine dei tempi; (Dei Verbum II 8-10)
  • Paternità apostolica: attribuibile all'insegnamento o alla diretta scrittura degli apostoli o dei loro più stretti compagni;
  • Uso liturgico: testi letti pubblicamente nei riti liturgici delle prime comunità cristiane;
  • Ortodossia: testi che rispettino le verità dogmatiche di fede (unità di Dio, poi manifestatosi in carne (Gesù Cristo) 1Tim 3:16). Questo criterio ha favorito l'esclusione delle opere ritenute eretiche, seppure pseudoepigrafe.

I vangeli dell'infanzia illustrano i dettagli relativi alla vita pre-ministeriale di Gesù, soprattutto la sua infanzia, altrimenti ignoti in quanto taciuti dai vangeli canonici. Presentano un carattere abbondantemente e gratuitamente miracolistico che sfocia spesso nel magico-fiabesco, in netto contrasto con la sobrietà dei 4 vangeli canonici.

Sono caratterizzati inoltre da un'assente o imprecisa conoscenza degli usi e costumi giudaici o da altre imprecisioni di natura storica o geografica che ne inficiano il valore storico degli eventi narrati. Nessuna di tali opere compare in qualche manoscritto biblico o in antichi elenchi dei testi canonici ritenuti ispirati.

vedi tabelle https://it.wikipedia.org/wiki/Vangeli_apocrifi#Vangeli_gnostici

I 3 vangeli detti giudeo-cristiani, in uso tra i cristiani dei primi secoli rimasti legati alla tradizione religiosa giudaica, sono andati perduti. Ci è giunta traccia di essi solo attraverso testimonianze indirette e occasionali fornite da alcuni Padri della Chiesa. Verosimilmente si trattava di tre diciture diverse di un unico testo derivato dal Vangelo di Matteo. Le diverse correnti gnostiche dei primi secoli del Cristianesimo (II-IV) hanno prodotto diversi testi relativi alla vita e al ministero di Gesù. Nel 1945 a Nag Hammadi sono stati ritrovati molti di questi testi. I vangeli gnostici non fanno parte del canone biblico di alcuna delle maggiori confessioni cristiane. Anche la storicità delle informazioni in esse contenute è generalmente rigettata per due principali ragioni: l'epoca tarda: quasi la totalità di questi testi è stata composta verso la metà del II secolo, o in secoli successivi, quando i testimoni diretti della vita e della predicazione di Gesù erano da tempo scomparsi. Al contrario la composizione dei vangeli canonici risale al I secolo, quando la testimonianza dei discepoli e degli evangelisti in particolare avrebbe potuto essere ancora viva. Tuttavia un vangelo gnostico ha suscitato particolare interesse negli studiosi: il Vangelo di Tommaso, costituito da 114 detti attribuiti a Gesù. La struttura della raccolta sembra richiamare quella dell'ipotetica fonte utilizzata per la composizione dei vangeli sinottici. I membri del Jesus Seminar sostengono che il Vangelo di Tommaso potrebbe contenere più materiale originale del Vangelo secondo Giovanni.

 

Wikipedia: Vangeli apocrifi