L'Impero partico (247 a.C.-224 d.C.) o arsacide fu una delle potenze politiche e culturali iraniche nell'antica Persia. Era retto dalla dinastia arsacide, fondata da Arsace I, capo della tribù nomade scitico-iranica dei Parni, che fondò l'Impero a metà del III secolo a.C. conquistando la Partia, nel nord-est dell'Iran, una satrapia allora in rivolta contro l'Impero seleucide. Sotto Mitridate I di Partia (r. c. 171-138 a.C.) l'Impero partico si espanse, conquistando la Media e la Mesopotamia a danno dei Seleucidi. Al suo culmine (I secolo a.C.), si estendeva dall'Eufrate (odierna Turchia sud-est) all'Iran orientale. Era attraversato dalla Via della seta, che collegava l'Impero romano nel bacino del Mediterraneo e l'Impero Han della Cina, e conobbe fiorenti traffici commerciali. I Parti assorbirono vari aspetti delle civiltà dei popoli sottomessi, specie quelle persiana ed ellenistica. Con il passare dei secoli la civiltà persiana prevalse su quella ellenistica, che fu abbandonata nel corso degli anni, anche se mai del tutto. I re arsacidi erano detti "Re dei Re" e si dicevano eredi dell'Impero achemenide. Ne differivano però per un sistema di governo più decentrato: molte regioni erano governate da re vassalli, non da satrapi. Con l'espansione dell'Impero, la sede del governo fu spostata da Nisa, in Turkmenistan, a Ctesifonte lungo il Tigri (a sud dell'odierna Baghdad, Iraq); varie altre città furono capitale per breve tempo.

I primi nemici dei Parti furono i Seleucidi ad ovest e gli Sciti ad est. Tuttavia, man mano che la Partia si espanse ad ovest, venne a scontrarsi con il Regno d'Armenia, e poi con Roma. Roma e la Partia si contesero per secoli il controllo indiretto sul regno cliente di Armenia. I conflitti tra le due potenze, combattuti in Armenia, Siria ed in Mesopotamia, finirono in nulla, e nessun contendente riuscì a togliere territori stabilmente all'altro. Le frequenti guerre civili tra i contendenti al trono partici furono più pericolose delle invasioni straniere, e l'Impero dei Parti cadde quando Ardashir I, un re vassallo dei Parti, si rivoltò contro gli Arsacidi e ne detronizzò l'ultimo re, Artabano IV, nel 224 d.C. Ardashir fondò l'Impero sasanide, destinato a governare l'Iran e larga parte del Vicino Oriente fino alle conquiste islamiche del VII secolo d.C., anche se la dinastia arsacide si perpetuò nella dinastia arsacide di Armenia. Le fonti native partiche, scritte in partico, greco, nonché in numerosi altri idiomi, sono assai poche se comparate a quelle sasanidi o achemenidi. A parte poche tavole cuneiformi, ostraca frammentari, iscrizioni su roccia, dracma, ed alcuni altri documenti, molta della storia dei Parti è pervenuta solo tramite fonti estere, greche e romane, ma anche cinesi. L'arte partica è considerata dagli studiosi una fonte valida per lo studio e per la comprensione di quegli aspetti della società e della cultura partica che non sono trattati nelle altre fonti.

I Parti erano una popolazione indoeuropea proveniente dall'Asia Centrale, e risiedevano a nord della Partia. Quest'ultima era una provincia nordorientale dell'Impero achemenide prima e seleucide poi. La scarsa attenzione dedicata alle province orientali del loro impero dai sovrani seleucidi di Siria permise al satrapo Andragora di rivoltarsi e separare la Partia dal resto dell'Impero intorno al 247 a.C.; poco tempo dopo, intorno al 238 a.C., la Partia fu invasa dai Parni, condotti da Arsace I, che deposero Andragora e si impadronirono della regione, fondando così l'Impero partico, come narrato dallo storico romano Giustino:

«(Arsace) era dedito a una vita di saccheggi e di ruberie quando, ricevuta la notizia della sconfitta di Seleuco contro i Galli, non avendo più paura del re, attaccò i Parti con una banda di predoni, rovesciò il loro prefetto Andragora, e, dopo averlo ucciso assunse il comando sulla nazione»

Negli anni successivi, Arsace consolidò la sua posizione in Partia e in Ircania approfittando del fatto che i Seleucidi erano impegnati in una guerra contro il re ellenistico dell'Egitto Tolomeo III Euergete (r. 246-222 a.C.), che tra l'altro aveva invaso la Siria stessa, e dunque non potevano concentrare le loro attenzioni sulle province orientali del loro impero. Il conflitto con Tolomeo, la cosiddetta Terza guerra siriaca (246-241 a.C.), consentì anche a Diodoto I di rivoltarsi e fondare il regno greco-battriano nell'Asia Centrale. Il successore di quest'ultimo, Diodoto II, formò un'alleanza con Arsace contro i Seleucidi; malgrado tale alleanza, i Parti furono messi in difficoltà dalla successiva controffensiva seleucide volta a riconquistare i territori perduti: Arsace fu temporaneamente costretto a ritirarsi dalla Partia dalle forze di Seleuco II Callinico (r. 246-225 a.C.), anche se poi, dopo aver trascorso un periodo in esilio presso la tribù nomade degli Apasiacae, riuscì a sferrare una vittoriosa controffensiva che gli consentì di riconquistare il proprio regno. Il successore di Seleuco II, Antioco III il Grande (r. 222-187 a.C.), fu incapace di intervenire immediatamente perché le sue truppe erano ancora intente nel reprimere la rivolta di Molone in Media.

Antioco III lanciò una campagna massiccia per riconquistare la Partia e la Battria nel 210 o nel 209 a.C. Fallì nel suo intento, ma negoziò un accordo di pace con Arsace II. A quest'ultimo fu garantito il titolo di re (in greco antico: basileus) in cambio della sua sottomissione a Antioco III e del riconoscimento della sua superiorità. I Seleucidi furono incapaci di intervenire ulteriormente negli affari partici a causa della crescente influenza acquisita dalla Repubblica romana in Asia Minore e della conseguente sconfitta seleucide a Magnesia nel 190 a.C. Friapazio (r. c. 191-176 a.C.) succedette ad Arsace II, seguito a sua volta da Fraate I (r. c. 176-171 a.C.). Fraate I governò la Partia senza alcun interferenza seleucide.

Fraate I ampliò i possedimenti del suo impero fino alle Porte di Alessandro, occupando Apamea Ragiana, il cui sito è tuttora ignoto. Ma la più vasta espansione territoriale dell'Impero partico avvenne durante il regno del fratello e successore Mitridate I di Partia che Katouzian paragona a Ciro il Grande, fondatore dell'Impero achemenide. Le relazioni tra la Partia e la Greco-Battria si erano nel frattempo deteriorate e le forze di Mitridate ne conquistarono due eparchie durante il regno di Eucratide I (r. c. 170-145 a.C.). Volgendosi in seguito contro i Seleucidi, Mitridate invase la Media e occupò Ecbatana nel 148 o nel 147 a.C.; la regione era stata destabilizzata da una recente soppressione seleucide di una rivolta locale condotta da Timarco. A questa vittoria seguì la conquista partica di Babilonia in Mesopotamia; Mitridate batté moneta a Seleucia nel 141 a.C. e organizzò nella regione una cerimonia di investitura ufficiale. Mentre Mitridate si ritirava in Ircania, le sue forze sottomisero i regni di Elimaide e Characene e occuparono Susa. A quell'epoca, l'autorità dei Parti in oriente si estendeva fino all'Indo.

I Seleucidi non furono in grado di intervenire immediatamente in quanto intenti a reprimere una rivolta nella capitale Antiochia condotta dal generale Diodoto Trifone (142 a.C.). Malgrado la rivolta di Trifone fosse ancora in corso, nel 140 a.C. Demetrio II Nicatore lanciò una controffensiva contro i Parti in Mesopotamia: il suo obbiettivo era probabilmente non solo la riconquista delle province perdute ma anche il reclutamento di truppe fresche da quelle regioni per reprimere la rivolta di Trifone. Malgrado taluni successi iniziali, i Seleucidi vennero sconfitti e Demetrio stesso fu catturato dai Parti e condotto in prigionia in Ircania. Qui Mitridate trattò il suo prigioniero con grande ospitalità, consentendogli di sposare finanche sua figlia, la principessa partica Rhodogune.

Nel frattempo Antioco VII Sidete (r. 138-129 a.C.), fratello di Demetrio, ascese al trono seleucide e sposò la moglie di quest'ultimo Cleopatra Tea. Dopo aver sconfitto Diodoto Trifone, nel 130 a.C. Antioco lanciò una spedizione di riconquista della Mesopotamia, ora sottomessa al re dei Parti Fraate II (r. c. 138-128 a.C.). In un primo momento il successo arrise ai Seleucidi: il generale partico Indate fu sconfitto presso il Grande Zab, a cui seguì una rivolta locale nella quale il governatore partico di Babilonia rimase ucciso; dopo aver sconfitto i Parti in tre battaglie, Antioco conquistò Babilonia e occupò Susa, dove batté moneta. Dopo l'avanzata del suo esercito in Media, i Parti implorarono la pace ed Antioco impose loro la restituzione di tutte le terre conquistate dagli Arsacidi nei decenni precedenti salvo la Partia stessa, il pagamento di un pesante tributo e la liberazione dalla prigionia dell'ex re seleucide Demetrio. Fraate tuttavia rifiutò tali condizioni di pace, salvo il concedere la libertà a Demetrio, che inviò in Siria. Nella primavera del 129 a.C., i Medi erano in rivolta aperta contro Antioco, il cui esercito aveva causato l'esaurimento delle risorse agricole durante l'inverno. Mentre l'esercito seleucide tentava di reprimere le rivolte, il grosso dell'esercito partico attaccò la regione e uccise Antioco in battaglia. Suo figlio Seleuco, accolto nella corte partica, fu trattato con onori degni di un principe, mentre una figlia entrò a far parte dell'harem di Fraate.

Mentre i Parti riconquistavano i territori perduti in occidente, un'altra minaccia sorse ad oriente. Nel 177-176 a.C. la confederazione nomade Xiongnu scacciò gli Yuezhi dalle loro terre, corrispondenti all'odierna provincia di Gansu in Cina nordoccidentale; gli Yuezhi di conseguenza migrarono ad occidente in Bactria e scacciarono le tribù Saka (Sciti), a loro volta costrette a spostarsi ulteriormente ad occidente, dove invasero le frontiere nordorientali dell'Impero partico. Il re partico Mitridate fu quindi costretto a ritirarsi in Ircania dopo aver conquistato la Mesopotamia.

Alcuni dei Saka vennero arruolati nell'esercito di Fraate inviato contro Antioco. Tuttavia, arrivarono troppo in ritardo per essere impiegate nel conflitto. Poiché Fraate si rifiutò di pagarli, i Saka si rivoltarono, rivolta che il re partico tentò di reprimere con l'aiuto di ex soldati seleucidi, ma anche questi abbandonarono Fraate e unirono le forze con i Saka. Fraate II marciò contro questa coalizione, ma fu vinto ed ucciso in battaglia. Il suo successore Artabano I (r. c. 128-124 a.C.) condivise una sorte simile combattendo i nomadi in oriente: lo storico romano Giustino sostiene che Artabano fu ucciso dai Tocari (identificati con gli Yuezhi), ma, secondo taluni studiosi, questa affermazione è poco plausibile ed è possibile che Giustino li abbia confusi con i Saka; in ogni caso, Bivar sostiene che, data la laconicità delle informazioni fornite dalle fonti, sarebbe preferibile mantenersi aderenti ad esse il più possibile. Mitridate II di Partia (r. c. 124-90 a.C.) recuperò in seguito le terre perdute a vantaggio dei Saka in Sistan, riuscendo non solo a rendere sicure le frontiere orientali contro i nomadi, ma persino ad espandere l'Impero.

Dopo che Mitridate espanse i domini dei Parti ancora più ad occidente, occupando Dura-Europos nel 113 a.C., venne coinvolto in un conflitto contro il Regno di Armenia. Le sue forze sconfissero e deposero Artavaside I d'Armenia nel 97 a.C., prendendo come ostaggio suo figlio Tigrane, che sarebbe poi diventato Tigrane II "il Grande" di Armenia (r. c. 95-55 a.C.).

Il Regno indo-parto, il cui territorio si estendeva sugli odierni Afghanistan e Pakistan, strinse un'alleanza con i Parti nel I secolo a.C. Bivar sostiene che questi due stati si consideravano pari dal punto di vista politico. Si narra che, quando il filosofo greco Apollonio di Tiana visitò la corte di Vardane I (r. c. 40-47 d.C.) nel 42 d.C., egli espresse la volontà di viaggiare in Indo-Partia, per cui Vardane gli fornì la protezione di una carovana. Quando Apollonio raggiunse la capitale dell'Indo-Partia, Taxila, il comandante della carovana lesse la lettera ufficiale di Vardane, forse scritta in partico, a un ufficiale indiano che trattò di conseguenza Apollonio con grande ospitalità.

L'Impero Kusana Yuezhi nell'India settentrionale garantì largamente la sicurezza della frontiera orientale della Partia. Per questi motivi, dalla metà del I secolo a.C. in poi, la corte arsacide si concentrò soprattutto sull'obiettivo di rendere sicura la frontiera occidentale, minacciata da Roma. Un anno dopo la sottomissione dell'Armenia ad opera di Mitridate II, Lucio Cornelio Silla, proconsole della provincia romana di Cilicia, si incontrò con il diplomatico partico Orobazo presso il fiume Eufrate. I due firmarono un trattato che stabiliva che il fiume sarebbe stato il confine tra la Partia e Roma, anche se Rose Mary Sheldon sostiene che Silla avesse solamente l'autorità di comunicare queste condizioni a Roma.

Nonostante questo trattato, nel 93 o nel 92 a.C. la Partia combatté una guerra in Siria contro il capo locale Laodice e il suo alleato seleucide Antioco X Eusebe (r. 95-92? a.C.), uccidendo quest'ultimo. Quando uno degli ultimi monarchi seleucidi, Demetrio III Euchero, tentò di assediare Beroea (moderna Aleppo), la Partia inviò aiuti militari agli abitanti e Demetrio fu sconfitto.

In seguito al regno di Mitridate II, l'Impero partico fu diviso: Gotarze I governò la Babilonia, mentre Orode I (r. c. 90-80 a.C.) governò la Partia. La divisione in due dell'Impero indebolì la Partia, consentendo a Tigrane II di Armenia di annettere del territorio partico nella Mesopotamia occidentale. Questi territori ritornarono in mano partica solo nel corso del regno di Sanatruce (r. c. 78-71 a.C.). In seguito allo scoppio della terza guerra mitridatica, Mitridate VI del Ponto (r. 119-63 a.C.), alleato del re d'Armenia Tigrane II, chiese ai Parti aiuti contro Roma, ma Sanatruce rifiutò di intervenire nel conflitto. Quando il comandante romano Lucullo marciò contro la capitale dell'Armenia Tigranocerta nel 69 a.C., Mitridate VI e Tigrane II implorarono l'aiuto di Fraate III (r. c. 71-58 a.C.). Fraate non inviò ancora una volta aiuti, e dopo la caduta di Tigranocerta riconfermò con Lucullo l'Eufrate come confine tra la Partia e Roma.


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LImpero romano Impero dei Parti e lImpero cinese Tra i Parti e i Cinesi impero Kushan Copia

 

 immagine: L'Impero romano (a sinistra in rosa), l'Impero dei Parti (al centro in marrone) e l'Impero cinese (a destra in giallo). Tra i Parti e i Cinesi si trovava l'Impero Kushan