Tolomeo Filadelfo (in greco antico: Πτολεμαῖος Φιλάδελφος?, Ptolemâios Philàdelphos; in egizio: ptwlmys, ptolemys; Coo, 308 a.C. – gennaio 246 a.C.), chiamato nella storiografia moderna Tolomeo II, è stato un faraone egizio appartenente al periodo tolemaico, secondo sovrano della dinastia, co-reggente dal 285 a.C. e unico monarca dal 282 a.C. alla sua morte. Dopo essere succeduto al padre sul trono d'Egitto e aver sposato la sorella Arsinoe II, Tolomeo fu parte attiva in molte guerre, cercando di espandere il suo dominio in Anatolia, Siria, Cirenaica e Grecia: combatté la prima guerra siriaca (274-271 a.C.), la guerra cremonidea (268-261 a.C.) e la seconda guerra siriaca (260-253 a.C.), oltre che altri scontri minori, riuscendo a conquistare territori in Anatolia e a ottenere varie alleanze con le città-stato e le leghe greche, opponendosi all'impero seleucide e al regno di Macedonia.

Negli ultimi anni cercò di riappacificarsi con il fratellastro Magas, re di Cirene, e di risollevare l'economia e la movimentazione culturale del suo regno, dopo lunghi periodi bellici. Durante il suo regno furono promosse varie riforme volte al miglioramento dell'economia, cercando di dare più potere all'autorità statale togliendolo ai centri religiosi. Inoltre sotto Tolomeo II Alessandria diventò un grande centro dell'epoca ellenistica, grazie alla istituzione dei giochi tolemaici e alla forte spinta culturale data dalla Biblioteca e dal Museo. Tolomeo era figlio di Tolomeo I Sotere, diadoco di Alessandro Magno e primo re dell'Egitto tolemaico, e di Berenice I, una nobildonna macedone parente del generale Antipatro. Era quindi fratello di Arsinoe II e Filotera e fratellastro di Tolomeo Cerauno, Meleagro, Lisandra e Tolemaide, figli di Tolomeo I ed Euridice, e di Magas, Antigone e Teossena, figli di Berenice I e Filippo.

Nel 281 a.C. morì l'ultimo dei diadochi di Alessandro Magno, Seleuco I Nicatore; questi lasciò l'impero seleucide al figlio Antioco I Sotere, che, dovendo controllare un vastissimo impero, fu subito chiamato nel nord della Siria per reprimere una rivolta nella guerra di successione siriaca. Questa situazione fu favorevole a un'espansione del controllo tolemaico in Anatolia, dove i Seleucidi lasciarono pochi soldati: Tolomeo II, tra il 280 e il 279 a.C., conquistò molte città, tra cui Samo, e i territori di Caria, Licia, Panfilia e probabilmente Cilicia, facendo delle donazioni a Mileto, con cui stipulò un trattato di alleanza, posizionando una guarnigione di stanza ad Alicarnasso e dando a Tolomeo, figlio di Arsinoe II e Lisimaco, dei territori vicino alla città di Telmesso. Per Antioco I risolvere la situazione in Anatolia fu difficile e non immediato, viste le varie potenze della zona: i regni di Pergamo, Ponto, Bitinia e Cappadocia, oltre al popoli dei galati; Antioco I, quindi, provvide ad allearsi con Antigono II Gonata, re di Macedonia, con il quale strinse accordi nel 278 e nel 276 a.C. La situazione diventò quindi pericolosa per Tolomeo, che si ritrovava ad avere due potenti nemici.

Gli scontri iniziarono nel 275 a.C. circa quando Magas, fratellastro di Tolomeo e re di Cirene, conquistò la città tolemaica di Paraitonion e marciò con il suo esercito verso Alessandria: Magas era infatti forte dell'alleanza con i Seleucidi, avendo sposato la figlia di Antioco I, Apama II. Il re di Cirene fu però costretto a tornare nei suoi territori per una rivolta della tribù libica dei Marmaridi e non riuscì più a penetrare in Egitto; Tolomeo, invece, non era riuscito a fermare il fratellastro per una rivolta dei suoi mercenari celti, che fu risolta con il massacro di questi ultimi su un'isola deserta del Nilo. Dopo la ritirata di Magas e la distruzione dei celti, furono celebrati per la seconda volta i giochi tolemaici, nell'inverno tra il 275 e il 274 a.C., che attirarono ad Alessandria molte persone da tutti il mondo ellenistico; particolarmente celebrata fu la cerimonia di apertura, nella quale Tolomeo volle far mostra di tutto lo splendore del suo regno: ci furono sfilate di statue dedicate a molte divinità (Dioniso, Zeus e altri dei olimpici, Alessandro Magno e i Theoi Soteres, ai quali era dedicato l'evento), di personificazioni delle città della Grecia (guidate dai corinzi), di animali esotici da Africa, Arabia e India (elefanti, antilopi, struzzi, asini selvatici, zebre, leopardi, giraffe e rinoceronti) e di soldati dell'esercito egizio.

Tolomeo si presentò quindi al mondo ellenistico come protettore della libertà e della cultura panellenica. Le bestie esotiche che Tolomeo fece sfilare nell'imponente cerimonia del 275 a.C. potrebbero avere una relazione con una spedizione organizzata in Nubia nel periodo immediatamente precedente: l'area di confine tra l'Egitto tolemaico e il regno meroitico vicino a Syene soffrì delle incursioni di nomadi della bassa Nubia, dando a Tolomeo un motivo per organizzare una spedizione verso sud. Tolomeo conquistò le aree del Dodecascheno e le montagne del Wadi Allaqi, dove prese possesso delle miniere d'oro e fondò la città di Berenice Pancrisia (Πάνχρυσος, Pánchrysos, "tutta d'oro"). Probabilmente, oltre alle ragioni economiche, la spedizione era legata anche alla mancanza di elefanti nell'esercito tolemaico, che così poté iniziare a catturare quelli nella parte sud dell'Egitto.

Sempre intorno al 275 a.C., o poco prima, Tolomeo compì una spedizione navale nel mar Nero a supporto di Bisanzio, alla quale donò nuovi territori in Asia e grandi quantità di armi, oro e grano; per questo, ricevette dalla città il più alto onore, cioè un tempio dedicato al suo culto. Questa spedizione fu probabilmente un modo per assicurarsi il supporto di Bisanzio contro i Seleucidi, poiché la città era costretta dal 279 a.C. a pagare un tributo ai galati, appena emigrati dai Balcani. L'esistenza di questa spedizione, però, è dubbia e probabilmente Tolomeo in questa occasione aiutò i Bizantini solo economicamente, mentre la sua divinizzazione sarebbe successiva (degli anni 250 a.C.). Magas, dopo aver visto la sua invasione dell'Egitto fallire, convinse il suocero Antioco I ad attaccare anche lui l'Egitto; tuttavia, nel 274 a.C., Tolomeo prese l'iniziativa di attaccare l'impero seleucide in Celesiria, iniziando così la prima guerra siriaca; l'esercito tolemaico, fu costretto a ritirarsi davanti all'avanzata di nuove truppe da Babilonia e venti elefanti da guerra dalla Battria, grazie alla sua alleanza con l'impero Maurya.

Per evitare che Antioco intraprendesse un'invasione dell'Egitto, quindi, Tolomeo e Arsinoe II si recarono personalmente sul fronte per riorganizzare le difese; gli eserciti di Babilonia, comunque, furono colpiti da una violenta crisi economica e da una epidemia e Antioco riconobbe definitivamente la sconfitta nel 271 a.C. Le trattative condussero essenzialmente a un mantenimento dello status quo, lasciando l'importante città di Damasco ai Tolomei. Nel 260 a.C. ci furono degli scontri in Anatolia, che coinvolsero l'impero seleucide (passato ad Antioco II Teo dall'anno precedente), l'Egitto tolemaico e Rodi e diedero inizio alla seconda guerra siriaca. Tolomeo "il figlio" si ribellò al padre nella Ionia; a lui si unì l'etolico Timarco, che si autoproclamò tiranno di Mileto e che uccise anche il generale tolemaico di stanza a Samo.

Dalla primavera del 259 a.C. Tolomeo "il figlio" non comparve più nella titolatura egizia, facendo quindi pensare che sia stato spogliato della co-reggenza. Tuttavia entrambi i ribelli furono sconfitti da Antioco II che conquistò Mileto e Samo, mentre i rodi sconfissero la flotta tolemaica di Cremonide nella battaglia di Efeso, conquistando la città, che fu quindi ceduta ai Seleucidi, loro alleati. Tolomeo fu uno dei primi monarchi di una dinastia il cui compito era quello di unire la cultura greca con quella egizia: la differenza fondamentale era che, per gli egizi, il potere del faraone era sempre stato associato a quello divino, mentre per i greci il sovrano e gli dei erano separati tra loro. Come già detto, Tolomeo deificò all'inizio del suo regno i propri genitori (i Θεοὶ Σωτῆρες, Theoì Sotẽres) e in seguito anche le sue due sorelle, Filotera e Arsinoe II; per loro due, Tolomeo creò un apposito culto che fu associato a quello del dio egizio Ptah, infatti il gran sacerdote di Ptah Nesisti I (chiamato anche Esisut-Pedubast) fu nominato anche "profeta di Filotera e Arsinoe Filadelfo".

La principale forma di politica religiosa di Tolomeo fu associare sé stesso con Dioniso: questa divinità, infatti, era una via di mezzo tra cultura greca e culture orientali. Dioniso era entrato nel Pantheon greco, ma aveva comunque la connotazione di divinità giovane e straniera; gli egizi, invece, erano abituati a vedere i loro sovrani identificati con una divinità e, in particolare, Tolomeo fece in modo che Dioniso, figlio di Zeus, legittimasse anche il regno del padre, identificato appunto come il re degli dei. Legandosi a Dioniso, inoltre, Tolomeo voleva legarsi ad Alessandro Magno, che tra i suoi ascendenti reclamava proprio quel dio (Alessandro era molto legato alla cultura egizia attraverso varie leggende secondo le quali sarebbe stato figlio illegittimo del faraone Nectanebo II).

Un'altra caratteristica di Dioniso, che poteva aiutare una mediazione tra le due culture, era la somiglianza con il dio egizio Osiride, peraltro già notata da scrittori antichi come Erodoto. Questo modello perseguito da Tolomeo aveva quindi lo scopo di amalgamare nella sua figura reale due culture molto distinte tra di loro; questa sfida caratterizzò tutti il regno dei Tolomei e, in particolare, il culto di Dioniso fu ripreso particolarmente da Tolomeo IV Filopatore e Tolomeo XII Neo Dioniso Aulete. Ci viene tramandata una genealogia ad opera di Satiro di Callati (attivo sotto Tolomeo V e Tolomeo VI e citato da Teofilo di Antiochia) che fa discendere i monarchi della dinastia tolemaica direttamente da Dioniso attraverso la madre di Tolomeo I, Arsinoe di Macedonia. Il culto del dio divenne così importante che Dioniso fu il dio tutelare della dinastia e diventò per eccellenza il dio degli Alessandrini, per la sua associazione con la "bella vita" (vino, banchetti e musica).  

Wikipedia: Tolomeo II