Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico (in latino: Tiberius Claudius Caesar Augustus Germanicus; Lugdunum, 1º agosto 10 a.C. – Roma, 13 ottobre 54) è stato il quarto imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia e il primo a nascere fuori dalla penisola italiana. Nato col nome di Tiberio Claudio Druso e figlio di Druso maggiore e Antonia minore, era considerato dai suoi contemporanei come un candidato improbabile al ruolo di imperatore, soprattutto in considerazione di una qualche infermità fisica da cui era affetto, tanto che la sua famiglia lo tenne lontano dalla vita pubblica fino all'età di quarantasette anni, quando tenne il consolato assieme al nipote Caligola. Furono probabilmente questa infermità e la scarsa considerazione politica di cui godeva che gli permisero di sopravvivere alle purghe che colpirono molti esponenti della nobiltà romana durante i regni di Tiberio e Caligola: alla morte di quest'ultimo, Claudio divenne imperatore proprio in quanto unico maschio adulto della dinastia giulio-claudia.

Malgrado la mancanza di esperienza politica, Claudio dimostrò notevoli qualità: fu un abile amministratore, un grande patrono dell'edilizia pubblica, espansionista in politica estera (sotto il suo comando si ebbe la conquista della Britannia) e un instancabile legislatore, che presiedeva personalmente i tribunali. Però la sua posizione era resa poco sicura dall'opposizione della nobiltà, cosa che condusse Claudio a mettere a morte molti senatori. Claudio dovette anche sopportare molte disgrazie nella vita privata: una di queste potrebbe essere stata all'origine del suo assassinio, forse ordinato dalla quarta moglie (che era anche sua nipote) Agrippina minore, madre di Nerone.

La fama di Claudio presso gli storici antichi non fu certo positiva; al contrario, tra i moderni molte delle sue opere furono rivalutate. Fu anche un uomo molto erudito, scrittore, storico e linguista, sebbene le sue opere siano andate quasi tutte perdute. Il nuovo imperatore assunse il nome di Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico: si trattava, pertanto, del primo imperatore a non discendere direttamente da Augusto, per adozione o linee di sangue, e il primo imperatore a non far parte della gens Iulia; inoltre, a differenza dei suoi predecessori, assunse il cognomen Cesare contestualmente alla propria ascesa al potere. Privo di esperienze militari o di una carriera pubblica di rilievo, Claudio si trovava quindi in una posizione difficile, in cui dovette asserire con forza la sua posizione di principe, cercando la collaborazione del Senato, del popolo e dell'esercito.

Così, all'indomani della sua ascesa al potere, Claudio proclamò un'amnistia generale; non condannò la memoria del predecessore e non inserì fra i dies fasti il giorno dell'assassinio di Caligola, ma comunque ne annullò gli atti, fece gettare a mare i veleni che furono trovati nei suoi appartamenti, fece bruciare documenti incriminanti che Caligola aveva custodito e fece sparire, nottetempo, le sculture che lo effigiassero. Per assicurarsi la fedeltà delle truppe, Claudio fece battere all'indomani della propria ascesa al potere una grande quantità di monete, un terzo di quelle del suo intero principato: ai pretoriani fu rilasciato un donativo di 15,000 sesterzi. Per quanto riguarda la politica religiosa, Claudio, sebbene conservatore per natura e di interessi repubblicani, anche qui non si mostrò ostile alle innovazioni.

Si adoperò per restaurare il collegio degli haruspices. Nel 47 celebrò i Ludi Saeculares dell'ottavo centenario dalla fondazione di Roma. Nel 49 ampliò, sempre nel corso di un'altra cerimonia, l'antico recinto sacro di Roma (pomerium), includendovi ora l'Aventino e parte del Campo Marzio. Si mostrò tollerante nei confronti dei culti provinciali, solo quelli che non considerava pericolosi per l'ordine pubblico interno. Se, infatti, verso il druidismo la sua azione fu più energica di quella dei suoi predecessori, con la completa soppressione, con gli Ebrei assunse un atteggiamento più liberale, e ristabilì per loro la libertà di culto e l'esonero del culto imperiale. Improbabile è la notizia, riportata da Svetonio, dell'espulsione della comunità ebraica da Roma. Anche verso i cristiani la politica religiosa di Claudio si mostrò aperta. La Lettera ai Romani (16,11) attesta la diffusione della nuova religione all'interno della casa di Narciso, uno fra i più noti liberti imperiali.

Tacito colloca al 42 o 43 la conversione a una superstitio externa, identificabile quasi certamente col cristianesimo, di Pomponia Grecina, moglie di Aulo Plauzio, che conduceva in quegli anni la spedizione britannica. Sono gli stessi anni in cui la tradizione della Chiesa colloca l'arrivo a Roma di Pietro e la prima stesura del Vangelo secondo Marco. L'unico atto in apparente contraddizione con tale atteggiamento è l'espulsione da Roma dei Giudei "impulsore Chresto assidue tumultuantes" ossia «in continuo subbuglio a causa di Cresto» (da identificarsi forse con Cristo): controverso passo di Svetonio riguardo al quale vi sono discordanti interpretazioni storiografiche.

Claudio, senza lasciarsi scoraggiare dal consiglio di Augusto di mantenere l'impero entro i limiti da lui stabiliti, aggiunse non meno di 5-7 nuove province tra cui ex regni clienti: Mauritania (dal 40-41), Britannia, Licia, Panfilia (dal 43), riannesse la Giudea (dal 44, dopo la morte del re Erode Agrippa I) e Tracia (dal 46); oltre all'annessione di nuovi territori/province danubiane, come il Regno del Norico (attorno al 50) e parti della Rezia.        

 

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