Le città-stato erano autonome, cioè indipendenti. Ma c'erano anche cose che le accomunavano: la lingua e la religione. Fu proprio la loro mancanza di unità la causa della loro decadenza: le città del Nord furono conquistate dai Celti; quelle del Sud furono conquistate dai coloni della Magna Grecia e dai Sanniti e quelle del centro caddero una dopo l'altra sotto il dominio di una nuova potenza che stava cominciando ad affermarsi nel Lazio: Roma. Il declino degli Etruschi ebbe inizio nel V secolo a.C., con il progressivo distaccarsi dalla loro influenza prima di Roma, poi dei Latini, quindi della Campania con la perdita di Capua per opera degli Osci e delle aree settentrionali a opera dei Galli. L'indebolimento dei commerci marittimi si fece drammatico quando nel 473 a.C. il Re siceliota Gerone I occupò la ricca Isola d'Elba provocando di fatto un blocco dei porti, con l'eccezione di Populonia. Sull'Adriatico le città etrusche vennero contemporaneamente attaccate dai Celti e dai sicelioti siracusani, in piena espansione, dopo la vittoria di questi ultimi contro la flotta ateniese nel 412 a.C. Conquistata la vicina Veio nel 396 a.C. dopo una guerra durata quasi un secolo, Roma si espanse nell'Etruria meridionale, spesso ricorrendo a rotture dei patti, come nel caso dell'attacco a Volsini (Orvieto), quando interruppero un pluridecennale trattato di pace dopo pochi anni dalla sua stipula.

Dopo la decisiva battaglia di Sentino (295 a.C.) nel giro di qualche decennio furono assoggettate a Roma le città dell'attuale Lazio, divenute alleate quando Roma subì l'attacco de parte dei cartaginesi di Annibale. Anche se le città entrarono nel territorio romano prima dell'inizio del I secolo a.C., ebbero uno "status" particolare (cittadinanza latina, con minori diritti rispetto a quella romana), finché la Guerra Sociale del 90 a.C., ponendo fine alla loro autonomia, riconobbe loro la cittadinanza romana mediante la lex Julia dell'89 a.C.
La scomparsa graduale della civiltà etrusca

Nel 396 a.C. Veio fu conquistata dai romani; le altre città etrusche non intervennero immediatamente, ma combatterono contro Roma che continuò comunque la sua politica di conquista. Nel 294 a.C. cadde la seconda città etrusca, Roselle, e di seguito tutte le città dell'Etruria meridionale persero la loro indipendenza (alcune delle quali scomparvero definitivamente - Vulci, Veio, Volsinii, Sovana e Populonia) mentre nel nord le incursioni continue dei celti, iniziatesi prima del VI secolo a.C. distrussero i centri della pianura padana (Felsina, Melpum, Marzabotto, Spina).

L'indipendenza amministrativa dei centri etruschi terminò con la "Lex Iulia" dell'89 a.C., anche se scritti in etrusco sono documentati fino alla metà del I secolo d.C.
Per oltre due secoli gli Etruschi, su iniziativa dell'una o dell'altra città, ostacolarono l'espansionismo romano, che spesso ricorse a rotture dei patti, come nel caso dell'attacco a Volsinii (Orvieto), quando interruppero un pluridecennale trattato di pace dopo pochi anni dalla sua stipula. Nel 295 a.C., coalizzati con gli Umbri e i Sanniti, furono sconfitti dai Romani nella battaglia di Sentino: nel giro di qualche decennio furono assoggettate a Roma le città dell'attuale Lazio, divenute alleate quando Roma subì l'attacco de parte dei cartaginesi di Annibale. Anche se le città entrarono nel territorio romano prima dell'inizio del I secolo a.C., ebbero uno "status" particolare, finché la Guerra Sociale del 90 a.C., ponendo fine alla loro autonomia, diede loro la cittadinanza romana mediante la lex Iulia dell'89 a.C..
Conseguenze

A partire dalla tarda epoca repubblicana (inizi del I secolo a.C.) la romanizzazione dell'Etruria poteva dirsi ormai completata. Nell'89 a.C. gli Etruschi e i coloni latini ottengono la cittadinanza romana, ma il periodo successivo è segnato da gravi avvenimenti militari: fu distrutta definitivamente Talamone e il suo porto, oltre probabilmente a Roselle e Vetulonia, mentre a Populonia la distruzione è ricordata dalle fonti. I mutamenti che si registrarono nel territorio sono per la maggior parte contraddistinti dalla rovina dei piccoli proprietari e dei coloni, con la scomparsa dei loro insediamenti nelle campagne, a favore delle ville.

La vittoria di Roma nelle guerre contro gli Etruschi portò questi ultimi ad essere assorbiti nella cultura romana, mentre Roma diventava una delle maggiori potenze del Mediterraneo occidentale, insieme a Greci e Cartaginesi. Più tardi, al tempo dell'imperatore Augusto venne costituita la VII Regione, detta Regio VII Etruria, delle undici in cui fu suddiviso il territorio dell'Italia romana.


I Romani si avvalsero della cultura etrusca soprattutto per gli aruspici, i sacerdoti capaci di interpretare il destino attraverso la lettura delle viscere degli animali, del volo degli uccelli, e dei fulmini.

I giochi gladiatori, l'arco, l'uso dell'arco trionfale, alcuni simboli religiosi come il pastorale (ancora oggi usato dalle chiese cristiane), il culto della Triade Capitolina, il culto dei Lari e dei Penati, il simbolo del fascio littorio, il tempio tradizionale romano, lo stile architettonico detto tuscanico sono solo alcuni esempi di contributi della civiltà etrusca a quella romana.

Profondo studioso degli Etruschi, l'imperatore Claudio compose in greco un trattato in venti libri della loro storia, Tyrrenikà, andato perduto.

Wikipedia: Etruschi / Guerre Romano Etrusche