Dopo la disastrosa sconfitta dei Romani a Carre nel 53 a.C., in cui Crasso fu ucciso dai Parti, l’Impero partico rimase una minaccia per Roma. Giulio Cesare aveva progettato una spedizione per vendicare quella sconfitta, ma fu assassinato prima di partire. Dopo la sua morte, Marco Antonio assunse il controllo dell’Oriente romano. Nel 42 a.C., insieme a Ottaviano, sconfisse a Filippi i cesaricidi Bruto e Cassio, consolidando così il potere del Secondo Triumvirato. Marco Antonio si stabilì in Oriente e iniziò un rapporto politico e personale con Cleopatra. Mentre si trovava in Egitto, i Parti approfittarono della situazione e, nel 40 a.C., invasero la Siria e l’Asia Minore con l’aiuto del romano disertore Quinto Labieno. Le province orientali caddero rapidamente. Antonio cercò di intervenire, ma dovette tornare in Italia a causa di nuove tensioni con Ottaviano. 

Solo dopo il trattato di Brindisi si ripristinò un fragile equilibrio: Antonio tenne l'Oriente, Ottaviano l’Occidente. Nel frattempo, il generale Ventidio Basso riconquistò i territori invasi e sconfisse i Parti in tre battaglie, riportando stabilità. Marco Antonio arrivò in Siria, concluse la campagna e accettò la resa del re di Commagene, che pagò tributo a Roma. Nel 37 a.C., Antonio tornò in Oriente deciso a riprendere i piani di Giulio Cesare e a lanciare una grande offensiva contro i Parti. Riordinò il controllo politico della regione, rafforzò l’Egitto e strinse legami con Cleopatra, suscitando critiche a Roma. Decise di evitare la pericolosa marcia nel deserto e invadere l’Impero partico passando dall’Armenia e dalla Media Atropatene (attuale Iran nord-occidentale), contando sull’appoggio del re armeno Artavaside II

Nel 36 a.C., con un esercito enorme composto da 16 legioni, 10.000 cavalieri e 30.000 alleati orientali, Antonio diede inizio alla spedizione. Tuttavia, un errore strategico fu fatale: divise l’esercito in due colonne e quella con le macchine da guerra venne attaccata e distrutta dai Parti. Artavaside, vedendo la disfatta, abbandonò l’alleanza. Antonio, senza mezzi per assediare la capitale nemica Phraaspa, provò comunque l’assedio, ma fallì. In seguito, vinse una battaglia campale, ma senza effetti concreti: i Parti si ritirarono e il morale romano crollò. Senza viveri, con l’inverno in arrivo e sotto continui attacchi, Antonio decise infine di ritirarsi. I Parti, fingendo un’apertura diplomatica, prepararono un agguato. 

Grazie a una guida locale, Antonio evitò la strada più pericolosa e scelse un percorso montano. La ritirata fu durissima: l’esercito romano subì attacchi, stenti e fame. Vi furono momenti critici, come l’iniziativa incauta del tribuno Flavio Gallo che causò migliaia di morti. Antonio però riuscì a mantenere la disciplina e, nonostante tutto, condusse l’esercito fino al fiume Arasse, riuscendo a rientrare in Armenia. La campagna era un fallimento. Marco Antonio non ottenne risultati concreti, ma salvò gran parte dell’esercito. Le perdite furono pesanti: circa 24.000 uomini tra morti in battaglia, fame e malattie. Cercò di mascherare l’insuccesso con un rapporto positivo al Senato, ma a Roma Ottaviano sfruttò l’occasione per screditarlo pubblicamente. 

Dopo la ritirata, Antonio accusò il re armeno Artavaside di tradimento e decise di vendicarsi. Nel 34 a.C. invase l’Armenia, catturò il re e lo portò prigioniero ad Alessandria, dove celebrò un trionfo. Durante la cerimonia, rese note le famose "donazioni di Alessandria", con cui assegnò territori orientali ai figli avuti con Cleopatra e proclamò Cesarione, figlio di Cesare, come legittimo erede. A Roma, questi atti furono visti come un tradimento e alimentarono la propaganda ostile di Ottaviano. Nel 33 a.C. Antonio progettava una nuova campagna contro i Parti, ma le tensioni con Ottaviano peggiorarono. Abbandonò i piani orientali per prepararsi allo scontro finale. A Efeso riunì le sue legioni e una coalizione orientale composta da Cleopatra, molti senatori romani e re alleati. Tuttavia, l’alleanza era fragile. 

Nel 31 a.C. tutto culminò nella battaglia di Azio, dove Ottaviano sconfisse Antonio e Cleopatra, ponendo fine al loro potere e aprendo la strada alla nascita dell’Impero romano sotto Augusto. Marco Antonio aveva cercato di espandere l’influenza romana in Oriente, ispirandosi ai sogni di conquista di Giulio Cesare. Ma tra errori strategici, alleati infidi, crisi politiche interne e il confronto con Ottaviano, la sua grande ambizione si trasformò in una sconfitta. Nonostante il coraggio e la lealtà dei suoi uomini, fu la politica, più che la guerra, a decretarne la fine.  

Wikipedia: Campagne partiche di Marco Antonio

 

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