Mattatia (מתתיהו Matitiyahu o Matisyahu ben Yochanan HaCohen in lingua ebraica; ... – 165 a.C.) è stato un sacerdote ebreo antico della prima classe sacerdotale (di Ioarib), "figlio di Giovanni e nipote di Simeone". È il padre dei Maccabei e dei loro successori, la dinastia degli Asmonei, iniziata dal figlio Simone. La sua storia è narrata nel Primo libro dei Maccabei. Antioco IV, in cambio di privilegi concessi all'élite ebraica ellenizzata, riuscì ad impadronirsi del tesoro del Tempio di Gerusalemme, che fece sconsacrare e adibire al culto pagano di Zeus Olimpo. Mattatia uccise l'apostata ebreo preposto al nuovo culto e si rifugiò sui monti insieme ai suoi cinque figli e a numerosi seguaci Asidei, dando l'avvio alla rivolta. Il Primo Libro dei Maccabei afferma che il re Antioco IV Epifane impose il culto degli idoli pagani, perseguitando gli Israeliti che continuavano ad obbedire alla Legge, a compiere sacrifici e praticare la circoncisione:

«Nell'anno centoquarantacinque, il quindici di Casleu il re innalzò sull'altare un idolo. Anche nelle città vicine di Giuda eressero altari e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se qualcuno veniva trovato in possesso di una copia del libro dell'alleanza o ardiva obbedire alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. Con prepotenza trattavano gli Israeliti che venivano scoperti ogni mese nella città e specialmente al venticinque del mese, quando sacrificavano sull'ara che era sopra l'altare dei sacrifici. Mettevano a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto circoncidere i loro figli, con i bambini appesi al collo e con i familiari e quelli che li avevano circoncisi.»

(Primo Libro dei Maccabei, I, 54-60)

Flavio Giuseppe afferma nelle Antichità Giudaiche che Apelle, emissario di Antioco IV fece costruire a Modin un altare dedicato agli dei pagani, e che questi ordinò a Mattatìa, che era la più influente autorità spirituale del luogo, di accondiscendere al volere del re, compiendo sacrifici in onore dell'idolo. Mattatìa si rifiutò, richiamando gli Ebrei a non abbandonare la tradizione e le pratiche religiose dei loro padri, e, quando un Ebreo ellenizzato si dichiarò pronto ad adorare il nuovo idolo e a collaborare col nuovo re, Mattatìa lo uccise e distrusse l'altare pagano, mentre i suoi figli uccidevano l'inviato di Seleuco. Nuovamente, Mattatìa disse alla folla di restare saldamente fedeli alla legge e di unirsi alla rivolta. In modo simile, 1 Maccabei 2:23-28 afferma:

«Terminate queste parole, si avvicinò un Giudeo alla vista di tutti per sacrificare sull'altare in Modin secondo il decreto del re. Ciò vedendo Mattatia arse di zelo; fremettero le sue viscere ed egli ribollì di giusto sdegno. Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull'altare; uccise nel medesimo tempo il messaggero del re, che costringeva a sacrificare, e distrusse l'altare. Egli agiva per zelo verso la legge come aveva fatto Pincas con Zambri figlio di Salom. La voce di Mattatia tuonò nella città: «Chiunque ha zelo per la legge e vuol difendere l'alleanza mi segua!». Fuggì con i suoi figli tra i monti, abbandonando in città quanto avevano.»

(Primo Libro dei Maccabei, II, 23-28)

Secondo il Primo Libro dei Maccabei, Mattatia "morì nell'anno centoquarantasei e fu sepolto nella tomba dei suoi padri in Modin; tutto Israele fece grande pianto su di lui". Le datazioni nel Primo Libro dei Maccabei sono riferite al primo anno di dominio dei Greci (I, v. 10). Flavio Giuseppe data la morte di Mattatìa nel 166 a.C., affermando che fu sepolto a Modin. La sua tomba giace non lontano da quella dei suoi figli. Dopo la sua morte nel 165 a.C., i figli proseguirono l'attività politico-religiosa avviata dal padre. Simone e i suoi discendenti diedero vita alla dinastia asmonea che regnò su Israele fino al tempo di Erode 37 a.C. Questi sposò in seconde nozze Mariamne, diretta discendente del casato degli Asmonei, da cui ebbe quattro figli. I due maschi Aristobulo ed Alessandro furono entrambi giustiziati per strangolamento nel 7 a.C. a Sebaste di Samarìa, ponendo così fine alla secolare dinastia asmonea.      

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