Livio scrive che nel 358 a.C., Roma dichiarò guerra a Tarquinia dopo che le armate di questa importante città etrusca avevano fatto irruzione nel territorio romano. Il console Gaio Fabio Ambusto ebbe l'incarico di condurre la guerra. I Tarquiniensi riuscirono a sconfiggere Fabio e sacrificarono ai loro dèi ben 307 prigionieri romani. L'anno seguente (nel 357 a.C.), Roma dichiarò guerra anche contro i Falisci, che avevano combattuto a fianco dei Tarquiniensi e si erano rifiutati di restituire i disertori romani fuggiti a Falerii dopo che erano stati sconfitti, e perfino i feziali avevano chiesto la loro resa. La nuova campagna venne affidata al console Gneo Manlio Capitolino Imperioso. Egli non combinò nulla degno di nota se non convocare l'assemblea centuriata davanti al suo esercito, nell'accampamento nei pressi di Sutrium, e di approvare una legge per tassare la manomissione degli schiavi. Preoccupati da questo atto, i tribuni della plebe romani ritennero un'offesa capitale che l'Assemblea fosse stata convocata al di fuori del solito luogo di adunata. Diodoro Siculo registra anche una guerra tra Romani e Falisci, dove non avvenne nulla degno di nota, limitandosi a dire che vi erano state razzie e saccheggi.

Secondo quanto racconta Livio, nel 356 a.C., il console Marco Fabio Ambusto condusse i Romani contro Falisci e Tarquiniensi. L'esercito etrusco portò con sé anche i sacerdoti, armati di serpenti e torce, i quali causarono nei Romani un tale timore da indurli a fuggire in preda al panico verso i loro accampamenti, ma il console, allibito per il loro comportamento, li costrinse a riprendere la battaglia. Gli Etruschi, allora, furono dispersi e il loro campo catturato. Ciò indusse tutta l'Etruria a marciare, sotto la guida dei Tarquiniensi e dei Falisci, contro le saline romane della foce del Tevere. In questa situazione di emergenza i Romani nominarono dittatore Gaio Marcio Rutilo. Fu la prima volta che un plebeo veniva nominato dittatore. Marcio portò le sue truppe attraverso il Tevere sopra delle zattere. Dopo un'iniziale cattura di un certo numero di predoni etruschi, riuscì ad occupare l'accampamento etrusco, durante un attacco a sorpresa, oltre a fare ben 8.000 prigionieri; gli altri vennero uccisi o cacciati fuori del territorio romano. Il popolo di Roma premiò Marcio con un trionfo, anche se non venne ratificato dal Senato. Questo dato è supportato dai Fasti triumphales che registrano

«C. Marcius Rutilus, dittatore, trionfò gli Etruschi il 6 maggio.»
(Fasti triumphales)

Secondo quanto aggiunge Diodoro Siculo, gli Etruschi saccheggiarono il territorio romano, razziando le rive del Tevere, prima di tornare a casa.

Secondo quanto narrano alcuni scrittori consultati da Livio, nel 355 a.C., il console Gaio Sulpicio Petico devastò il territorio di Tarquinia, anche se altri ritenevano che egli avesse condotto una campagna militare contro la città di Tibur, insieme al suo collega. Nel 354 a.C. i Romani costrinsero i Tarquiniensi ad arrendersi, dopo la morte di un gran numero di loro in battaglia. I prigionieri furono tutti uccisi, ad esclusione di 358 nobili, che furono inviati a Roma dove vennero flagellati e decapitati nel Foro romano, come punizione per quei Romani uccisi dai Tarquiniensi nel 358 a.C.. Secondo Diodoro Siculo, solo 260 vennero giustiziati nel Foro.

Livio risulta a questo punto l'unica fonte per gli anni finali della guerra. Nel 353 a.C., giunsero voci a Roma che gli abitanti di Caere si erano schierati con Tarquinia e gli altri alleati etruschi. Ciò venne confermato quando il console Sulpicio Petico, che stava devastando il territorio tarquiniese, riferì che le saline romane erano state attaccate. Parte del bottino venne inviato a Caere e, senza dubbio, alcuni dei razziatori provenivano da questa città. I Romani allora nominarono dittatore, Tito Manlio Imperioso Torquato, il quale dichiarò guerra a Caere. I Ceriti, amaramente pentiti per le loro azioni, inviarono ambasciatori a Roma per implorare la pace. In considerazione della loro antica amicizia con i Romani, venne concesso a Caere un trattato di pace per 100 anni. A questo punto i Romani poterono concentrare le loro forze sui Falisci, ma quando giunsero al loro accampamento, lo trovarono abbandonato, tanto che l'esercito romano poté tornare a Roma dopo aver devastato il territorio falisco.

Nel 352 a.C., a causa di voci infondate, come si scoprì più tardi, le dodici città dell'Etruria formarono una Lega contro Roma, tanto che i due consoli romani furono costretti a nominare un nuovo dittatore: Gaio Giulio Iullo. Durante il 351 a.C., nel corso dell'ultimo anno di guerra, il console Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino mosse guerra contro Falerii, mentre il suo collega Gaio Sulpicio Petico contro Tarquinia. Non ci fu nessuno scontro, poiché i Falisci e i Tarquiniensi ormai stanchi della guerra, dopo aver subito continue devastazioni nei loro territori negli anni precedenti, chiesero la pace. I Romani concessero a ciascuna città una tregua di 40 anni.

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