Gli abitanti dell'etrusca Fidene, ritenendo Roma ormai troppo vicina e potente, decisero di attaccarla, senza attendere che diventasse troppo forte. I successivi scontri tra Romani ed Etruschi vennero causati dalla vicinanza e dall'espansionismo con l'antica città rivale di Veio. Quest'ultima era una città ricca che, posta a soli 20 km da Roma su un altopiano facilmente difendibile, controllava un attraversamento del Tevere e dominava tutto il territorio posto sulla sua riva destra. Il fiume costituiva il confine naturale fra il territorio etrusco e quello delle popolazioni latine, ma soprattutto, era la principale via di traffico dal mare verso l'interno e costituiva il miglior collegamento fra il sud dell'area etrusca tradizionale e il primo avamposto etrusco nel meridione italiano, che era Capua, quasi incastrata fra Latini e l'incombente marea colonizzatrice dei greci che risalivano la Penisola.

Sul lato sinistro del Tevere, ma in posizione di controllo della navigazione e dei commerci, Veio vide nascere e in breve tempo crescere una pericolosa concorrente: Roma.

Non ci volle molto tempo perché i Veienti comprendessero quanto quella nuova città sarebbe stata determinante per la loro ricchezza se non proprio per la loro esistenza. Fondamentale era il controllo dei septem pagi e delle saline poste alla foce del fiume e del commercio del sale che se ne ricavava. Roma, quindi si era posta fra Veio e il mare e controllava i controllori. D'altra parte, per Roma la città etrusca era il primo grosso ostacolo per la sua espansione commerciale e militare verso l'Etruria ed era strettamente alleata alle città di Capena (fondata, secondo la tradizione, da Veienti guidati dal leggendario re Properzio), Falerii e Fidene.
Il primo scontro secondo la leggenda avvenne tra la vicina città di Fidene e il primo re di Roma, Romolo. Di questo primo scontro si conoscono due diverse versioni. Una prima, secondo cui Roma riuscì a catturare Fidene, facendola assalire all'improvviso da un gruppo di cavalieri cui era stato dato ordine di tagliare i cardini delle porte di accesso della città, consentendo a Romolo di presentarsi inaspettatamente con l'intero esercito. La seconda versione riporta che i Fidenati si affrettarono a scatenare il conflitto contro i Romani, armando squadroni di cavalieri e spedendoli a devastare le campagne tra Fidene e Roma e a terrorizzare gli abitanti della zona. La reazione romana non si fece attendere. Romolo stesso, a capo di un esercito, si diresse verso nord seguendo il Tevere fino a un miglio dalla città nemica, che sembra riuscì ad occupare dopo una tremenda battaglia divampata davanti alle sue mura.

Secondo Plutarco, Romolo non la distrusse né la abbatté dalle fondamenta, al contrario fece di Fidene una colonia romana in cui insediò ben 2.500 coloni. La guerra scatenata da Fidene fu come una febbre contagiosa che colpì gli animi degli stessi Veienti che si trovavano ad ovest del Tever. La conseguenza immediata fu che Romolo fu costretto a combattere anche loro, riuscendo a battere anch'essi e ad occupare il territorio dei Septem pagi (ad ovest dell'isola Tiberina) oltre alle Saline, costringendo i Veienti ad arretrare i loro confini, in cambio di una tregua della durata di cento anni. Questa guerra fu l'ultima combattuta da primo re di Roma.

Dopo gli anni di Romolo e il pacifico regno di Numa Pompilio, con Tullo Ostilio la tregua sembra venne interrotta. Sembra che Fidenati e Veienti tornarono a guerreggiare contro Roma. Secondo Livio vennero spinti da Mezio Fufezio, il dittatore di Alba Longa, il quale era stato precedentemente sconfitto dai Romani ed era diventato, in sostanza, suddito di Roma.

I Fidenati si ribellarono apertamente contro Roma. Tullo Ostilio convocò Mezio e il suo esercito da Alba Longa e, insieme con l'esercito romano, marciarono verso Fidene. I due eserciti attraversarono l'Aniene e si accamparono nei pressi della sua confluenza con il Tevere. L'esercito di Veio, allora, attraversò il Tevere insieme con i Fidenati, e formò uno schieramento pronto per l'imminente battaglia nei pressi del fiume. I Veienti si trovavano più vicini al fiume, mentre i Fidenati a monte. Intanto l'esercito romano-albano si schierò di fronte al nemico, con i Romani davanti ai Veienti e gli Albani di fronte ai Fidenati.

Quando la battaglia iniziò, Mezio e le sue truppe si diressero lentamente verso le montagne, con l'intenzione di disertare. Tullo esortava i suoi soldati, dicendo loro che l'esercito albano si stava allontanando in accordo con i suoi ordini. I Fidenati, udito quello che Tullo Ostilio aveva appena detto sugli Albani, temendo che Mezio potesse aggredirli alle spalle, si diedero alla fuga abbandonando la battaglia. I Romani così poterono concentrarsi sui soli Veienti ed ebbero la meglio.

Wikipedia: Etruschi / Guerre Romano Etrusche