La guerra tra l'Occidente romano e l'Oriente cambiò in modo significativo gli equilibri delle forze politiche nel Mediterraneo antico, come ci racconta lo stesso storico greco Polibio, contemporaneo agli eventi. La guerra tra la Repubblica romana ed Antioco III segnò l'inizio di una nuova fase, in cui Roma sottomise, una dopo l'altra le grandi potenze mediterranee (da Cartagine, al regno di Macedonia), confrontandosi prima con l'Oriente dei Seleucidi, un secolo e mezzo più tardi con quello dei Parti. In questo lasso di tempo, Roma divenne inizialmente erede del regno di Pergamo, trasformato in provincia romana a partire dal 129 a.C. con il nome di provincia d'Asia, ed in seguito trovò il pretesto per poter cominciare la conquista dell'Oriente mediterraneo, in seguito alla minaccia giuntagli dal vicino Regno del Ponto, governato dal re Mitridate VI. Quest'ultimo, al termine di un lungo trentennio di guerre fu sconfitto, sebbene fosse riuscito a fermare, almeno parzialmente e provvisoriamente, le mire espansionistiche romane in questa parte di Mediterraneo.
L'esito dell'ultima fase della guerra, condotta da Gneo Pompeo Magno, fu poi fatale non solo al re pontico, ma a tutto l'Oriente mediterraneo. I Romani dal canto loro portarono i confini di Roma ancora più ad oriente, creando le province della Bitinia e Ponto, della Cilicia (strappata da Pompeo, insieme all'isola di Creta, ai pirati) e della Siria, e ponendo le basi per le successive campagne militari orientali contro i vicini Parti.
La battaglia di Carre, combattuta il 9 giugno del 53 a.C., fu uno scontro disastroso per l’esercito della Repubblica romana guidato da Marco Licinio Crasso contro i Parti, comandati dal generale Surena. La battaglia ebbe luogo nei pressi dell’attuale città di Harran, in Turchia, nel Deserto Siriaco settentrionale, una zona difficile per la fanteria romana, dove i Parti conoscevano bene il territorio. Crasso, mosso più dall’ambizione personale che da una reale necessità strategica, decise di attaccare l’Impero dei Parti per ottenere prestigio militare rispetto a Cesare e Pompeo, suoi rivali politici. Il pretesto per la guerra fu una disputa dinastica tra i figli del re partico Fraate III: i Romani sostennero Mitridate, ma fu il fratello Orode a prevalere, e Mitridate chiese allora aiuto a Roma. Crasso decise di attraversare il deserto siriano invece di seguire la via più sicura lungo l’Eufrate, ignorando i consigli dei suoi ufficiali come Cassio. Convinto da tre nobili parti mutilati – che in realtà lo stavano ingannando – si addentrò nel deserto con oltre 30.000 uomini.
I Parti, abili nella guerra di movimento, attaccavano con i loro arcieri a cavallo colpendo i Romani da lontano e ritirandosi rapidamente. Crasso sottovalutò queste tattiche e pensò si trattasse di segni di debolezza nemica. Quando Surena decise di affrontare apertamente i Romani, le legioni erano già stanche e assetate. Dopo uno scontro iniziale in cui la cavalleria pesante partica non sfondò le linee, furono gli arcieri a cavallo a infliggere gravi perdite ai Romani. Il figlio di Crasso, Publio, fu attirato in trappola e ucciso. Durante la notte, Crasso tentò la ritirata e si rifugiò a Carre, ma anziché restare al sicuro, decise di spostarsi verso nord per cercare l’aiuto degli Armeni. Tradito da una guida e separato da Cassio, fu intercettato da Surena e ucciso.
Solo le truppe di Cassio riuscirono a salvarsi tornando in Siria. La morte di Crasso ebbe conseguenze politiche enormi: lasciò soli Cesare e Pompeo a contendersi il potere a Roma. I Parti approfittarono del successo per invadere territori romani, ma furono respinti da Cassio e da Cicerone. Le guerre tra Roma e i Parti continuarono per secoli, fino a diventare un conflitto prolungato tra Romani e Sasanidi. Più tardi, Augusto riuscì a ottenere con la diplomazia la restituzione delle insegne e dei prigionieri romani, ponendo fine temporaneamente al conflitto. Esiste infine una curiosa teoria secondo cui alcuni dei prigionieri romani sopravvissuti furono deportati in Asia centrale e da lì entrarono in contatto con la Cina, stanziandosi in una zona chiamata Liqian. Tuttavia, non ci sono prove certe che colleghino questi abitanti ai legionari di Carre.
Wikipedia: Battaglia di Carre vedi anche Guerre romano-persiane