La denominazione MAR.TU (Amurru) ricorre fin dal tardo III millennio e poi nel II millennio a.C., ma non è chiaro se essa indicasse innanzitutto l'ovest e quindi, poi, le popolazioni percepite come provenienti da occidente o se, viceversa, sia stato il nome di un ipotetico popolo unitario a dare il nome al punto cardinale. Almeno inizialmente, dunque, il nome Amorrei non si riferì ad una specifica popolazione, ma a tutte le genti di costumi seminomadi e con radici occidentali. La città di Babilonia fu una fondazione amorrea e amorrea fu la Prima dinastia di Babilonia (detta per questo anche Dinastia amorrea). Gli Amorrei sono inoltre più volte citati nella Bibbia, dove però il termine si riferisce genericamente alle popolazioni siro-palestinesi: è probabile che questo uso sia stato adottato dai redattori dei testi biblici su influenza dell'uso babilonese del VI secolo a.C., che con termini come "Amurru" intendeva genericamente l'Occidente o Khatti.Esso è comunque del tutto anacronistico.

Al tempo degli ultimi giorni della Terza Dinastia di Ur , gli Amorrei immigrati erano diventati una forza tale che re come Shu-Sin furono obbligati a costruire un muro di 270 chilometri (170 miglia) dal Tigri all'Eufrate per mantenere loro fuori. Gli Amorrei sono descritti nei documenti contemporanei come tribù nomadi guidate da capi, che si forzarono nelle terre di cui avevano bisogno per pascolare le loro greggi. Parte della letteratura accadica di quest'epoca parla in modo sprezzante degli Amorrei e implica che gli accadici e i sumeri della Mesopotamia consideravano il loro stile di vita nomade e primitivo con disgusto e disprezzo. Nel mito sumero "Le nozze di Martu", scritto all'inizio del II millennio a.C. , una dea che intendeva sposarsi con il dio degli Amorrei viene avvertita:

Ora ascolta, le loro mani sono distruttive e le loro fattezze sono quelle delle scimmie; (Un Amorreo) è colui che mangia ciò che (il dio-Luna) Nanna proibisce e non mostra riverenza. Non smettono mai di vagare..., sono un abominio per le dimore degli dei. Le loro idee sono confuse; causano solo disturbo. (L'Amorreo) è vestito di pelle di sacco..., vive in una tenda, esposto al vento e alla pioggia, e non può recitare adeguatamente le preghiere. Vive in montagna e ignora i luoghi degli dei, scava tartufi ai piedi delle colline, non sa piegare il ginocchio (in preghiera) e mangia carne cruda. Non avrà casa durante la sua vita e quando morirà non sarà portato in un luogo di sepoltura. Ragazza mia, perché dovresti sposare Martu?

Degli Amorrei v'è traccia già negli archivi di Ebla. Una iscrizione di Naram-Sin (2254-2218), in cui il re accadico commemora una vittoria su una coalizione guidata da Amar-girid di Uruk, Jebel Bishri è indicata come "la montagna degli Amorrei". Un nome di anno di Shar-kali-sharri (2217-2193) menziona uno scontro con gli Amorrei sempre in quell'area. Testi d'archivio degli ultimi due secoli del III millennio a.C. menzionano via via sempre più gli Amorrei. Gli Amorrei sono citati poi da testi amministrativi di parte sumera (al tempo di Ibbi-Sin, 2028-2004, ultimo re di Ur III), che vedono nei Martu (o Tidnum) una popolazione di barbari e che raffigurano secondo stereotipi. Come attestato dai suoi nomi di anno da 4 a 6, Shu-Sin, quarto re di Ur III, costruì subito a nord di Akkad una muraglia (detta Muriq-Tidnim, 'che tiene i Tidnum a distanza'), in qualche modo simile al cosiddetto "muro del principe" edificato dai faraoni egizi della XII dinastia per contenere i nomadi dell'area siro-palestinese. Esiste poi il dato onomastico, che aiuta a distinguere gli Amorrei, semiti d'Occidente, oltre che dall'elemento sumerico, anche dagli Accadi, semiti d'Oriente.

I testi amministrativi e storici delle formazioni "sedentarie" e urbane ritraggono i Martu come popolazione che intratteneva significativi rapporti con la popolazione urbana in veste di pastori o di mercenari; significativo era anche l'apporto di tradizioni artigianali (come nel caso del pugnale martu e la conciatura). I testi storici si soffermano sull'antica vicenda dei rapporti tra tribù pastorali e Stati a base agricola, vicenda narrata in termini unilaterali, che vedono le formazioni statali urbane impegnate in innumerevoli quanto vane spedizioni per scacciare i pastori, analogamente alle fonti coeve del Medio Regno egizio. Il rapporto ostile tra sedentari e nomadi è una costante della storia del Vicino Oriente antico, peraltro talvolta esagerato dalla propaganda: i poli amministrativi esasperavano l'entità delle operazioni di contenimento per fuorviare la propria popolazione sul tema della sicurezza; i documenti amministrativi infatti attestano la piena integrazione dei nomadi nell'economia e soprattutto nella milizia (fino ad essere anche generali d'armata; l'avanzamento sociale degli Amorrei nelle gerarchie passò soprattutto dalla carriera militare[9]).[20] In particolare, le analisi etnografiche supportano l'idea che a sedentarizzarsi fossero soprattutto gli strati più ricchi e quelli più poveri della compagine seminomade: gli allevatori assai ricchi tendevano a tesaurizzare i profitti della propria attività acquistando terra e cambiando stile di vita, mentre i più poveri rinunciavano all'allevamento per vendersi ad esempio come mercenari.

Durante il periodo di Ur III, gli Amorrei appaiono con sempre maggiore intensità nei testi e sono riconoscibili o perché esplicitamente indicati come tali o perché amorrea è l'onomastica. È pur vero che la pressione nomadica si acutizzò alla fine del III millennio, tanto in Egitto, all'inizio del Secondo periodo intermedio, quanto in Mesopotamia, con il crollo di Ur III. Quanto alla Palestina, le città dell'Antico Bronzo III incapparono in un crollo assai rapido e tra questa fase critica e la ripresa dell'urbanizzazione in quest'area, nel Medio Bronzo I, c'è una fase in cui la documentazione archeologica consiste soprattutto di corredi funerari che sembra possibile attribuire a popolazioni nomadi (come nel caso della necropoli di Gerico). La frammentazione politica che succedette al crollo di Ur III lasciò spazio alla formazione di diverse dinastie amorree, che dichiaravano le proprie radici con orgoglio, probabilmente per via delle antiche rivalità tra le popolazioni sedentarie sumero-accadiche e quelle nomadi amorree.

Hammurabi, ad esempio, scelse tra i propri titoli quello di "re degli Amorrei" e suo padre, Sin-muballit, fu l'ultimo re della dinastia a portare un nome accadico. Non solo: durante il regno di Ammisaduqa, quarto successore di Hammurabi, fu redatta una lista di antenati esplicitamente indicati come amorrei. In una analoga lista redatta sotto Shamshi-Adad e ritrovata ad Assur, sono indicati gli stessi antenati amorrei. Per quanto lo stigma che incombeva da secoli sull'identità e la cultura amorrea fosse perpetrato dalla letteratura prodotta in Sumer e Akkad, esso perdeva sempre più di sostanza. Lo stesso riconoscimento di linee dinastiche legate all'elemento tribale appare come un sintomo della crisi della città-stato mesopotamica.

In sintesi, l'onda amorrea investì inizialmente la Palestina, poi la Siria del nord e l'Alta Mesopotamia, per esaurirsi infine nella Bassa Mesopotamia: qui la struttura stessa dell'impero di Ur determinò il carattere violento dell'impatto. L'onomastica amorrea si diffuse di conseguenza, con un impatto totalizzante in Palestina e più diradato in Bassa Mesopotamia, dove l'onda trovò il proprio esaurimento. Sul piano politico, si formarono nuove dinastie amorree, che si imposero in diverse città siriane e mesopotamiche: di tali nuovi dinasti non bisogna sempre presumere la diretta origine tribale, stante la rilevante assimilazione avvenuta in precedenza. Nel complesso, gli Amorrei si imposero nell'area che era stata di Ebla e della "tradizione di Kish", mentre l'elemento accadico si impose nell'ex area sumerica (cioè Sumer e Akkad o "paese interno"), ma esso era già prevalente sotto Ur III: semplicemente, l'elemento sumero era stato sovrarappresentato dal tradizionalismo ("continuismo") dei re neo-sumerici. Con la penetrazione amorrea, per contraccolpo, l'elemento accadico poté emergere anche al livello scribale, mentre il sumero risultò confinato a lingua cultuale e amministrativa.] Nelle parole di Mario Liverani, "alla vecchia simbiosi sumero-accadica si sostituisce la nuova simbiosi accadico-amorrea".

Gli Amorrei, popolo a vocazione pastorale e seminomade, adoravano una divinità, Martu, cui avevano attribuito tratti tipicamente pastorali. Un testo in lingua sumera, intitolato Il matrimonio di Martu, ritrae la principale divinità amorrea in termini negativi, riflettendo tutti i pregiudizi delle popolazioni urbane verso i pastori. L'importanza di Martu crebbe comunque in tutto il Periodo paleo-babilonese, al pari della rilevanza politica degli Amorrei. Il dato onomastico rivela comunque che, almeno inizialmente, il culto era riservato ad una divinità chiamata Ila e che fu poi rapida l'assimilazione di divinità desunte dal pantheon siriano (Adad, Dagan, Ishtar e altre).

Gli Amorriti, con evidente anacronismo, sono citati in diversi libri biblici (in ebraico אמורים‎?, ’emōrîm[29] o 'aemōrī[2]). Nella Genesi sono descritti come un popolo di montanari discendenti di Canaan. Sempre in questo libro è dato spazio alla loro sconfitta da parte del re elamita Chedorlaomer. Gli Amorriti appaiono poi nel Libro dell'Esodo come nemici degli Ebrei: Mosè combatte contro due loro re, Silon e il gigantesco Og, riuscendo a sconfiggere e ad uccidere entrambi. Cinque re amorriti, ognuno dei quali a capo di una città, sono infine presenti nel Libro di Giosuè, tra i più agguerriti nemici affrontati dal protagonista, che li sterminerà. Uno di essi, Adonisedech, era il sovrano di Gerusalemme. 

Wikipedia: Amorrei

 

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