La stessa Bibbia sottolinea la diversità etnica dei Filistei rispetto al popolo d'Israele: nel libro del profeta Amos, i Filistei sarebbero originari di "Kaftor", un territorio che la maggior parte degli studiosi moderni assimilerebbe alla "Keftiu" dei geroglifici egiziani di Amarna, e cioè all'isola di Creta. Nel 1966, infatti, l'archeologo tedesco Elmar Edel ha pubblicato alcuni testi del tempio del faraone Amenofi III che localizzerebbero in Keftiu le città cretesi di Cnosso, Festo e Amnisos e, in altre aree vicine, la città di Micene e l'isola di Citera. Anche nel testo ebraico del libro di Geremia, i Filistei sarebbero indicati come "popolo di Cretesi" e i "superstiti di Kaftor". L'identificazione è resa certa da Amos 9:7 ed Ezechiele 25:16, che usa il termine "Cretei" nel corso d'un oracolo di maledizione contro i Filistei. Tuttavia, il fattore decisivo che dimostra archeologicamente l'origine egea, o – molto più probabilmente – micenea, dei Filistei è il rinvenimento, nelle aree oggetto di scavo, di ceramica importata del tipo definito del tardo Miceneo IIIb negli strati precedenti al 1200 a.C. e la produzione in loco della ceramica micenea del tipo IIIc (submicenea) negli strati successivi.

Bronzetto raffigurante il Sardus pater, con un copricapo piumato simile a quello dei Peleset/Filistei Un'opera egiziana redatta intorno al 1100 a.C., l'onomastico o "insegnamento di Anememope", documenta la presenza dei "Peleset" sulla costa palestinese, nei luoghi che la Bibbia descrive come abitati dai Filistei. Dopo la sconfitta subita dal faraone Ramses III, infatti, questi ultimi, insieme ad altri Popoli del Mare, sarebbero stati autorizzati a stanziarsi in tale territorio, comunque sottoposto al dominio egiziano. Giovanni Garbini, il biblista che sostiene maggiormente l'importanza del popolo filisteo nel bacino del Mediterraneo dell'età del bronzo finale, giunge ad affermare che, a suo parere, «per circa due secoli (l'XI e il X a.C., n.d.r.) il Mediterraneo fu probabilmente un mare in gran parte filisteo». Garbini è del parere che i rinvenimenti di ceramica submicenea sul suolo italiano (Frattesine, Torcello, Campo di Santa Susanna presso Rieti, vari siti della Sardegna e della Sicilia, ecc.) dimostrerebbero la diffusione, in età protostorica, della cultura filistea nella penisola italiana e nelle isole.

Da non sottovalutare le affinità con alcuni guerrieri riprodotti nei bronzetti sardi, iconograficamente simili ai guerrieri Peleset raffigurati nelle testimonianze egizie. Sebbene i Filistei abbiano adottato molto rapidamente la cultura e la lingua dei Cananei, una loro origine indoeuropea è stata suggerita sulla base delle pochissime parole della lingua filistea originaria sopravvissute, che mostrano radici indoeuropee]. Dopo l'abbandono della loro lingua originaria, i Filistei parlarono una lingua cananaica (gruppo appartenente alle lingue semitiche e che comprendeva diverse lingue della regione, tra cui il fenicio e l'ebraico); dopo la perdita dell'indipendenza adottarono, come tutte le popolazioni dell'Israele antica, l'aramaico, non distinguendosi più dal resto dell'area nella successiva evoluzione linguistica. Dopo la repressione della rivolta giudaica guidata da Bar Kokheba nel 135, l'Imperatore Adriano intese cancellare il nome di Iudea sostituendolo con quello di Palestina.

Quando i Filistei, fondendosi con la popolazione cananea preesistente, ne adottarono il pantheon, scelsero (come tutti i popoli loro vicini) una divinità in particolare quale loro "dio nazionale": Dagon, il padre di Baal. Questa divinità, denominata Ba' al Zəbûl, Il signore della Soglia (dell'Aldilà), è entrata a far parte della mitologia ebraica, cristiana ed islamica con il nome con cui la definisce la Bibbia, tramite uno sprezzante gioco di parole: Ba' al Zebub, "Il signore delle mosche". Da qui deriva il nome dell'entità diabolica suprema: Belzebù, uno dei "sette prìncipi dell'Inferno", identificato anche dalla tradizione cristiana come un demone. La Bibbia parla di un tempio dedicato a Dagon ad Ekron (a soli 35 km da Gerusalemme), descrivendolo come un tempio cananeo puntellato da due pilastri centrali. La narrazione biblica descrive infatti l'atto di Sansone che, ottenuta da Yahweh una forza sovrumana, abbatte i due pilastri, provocando il crollo dell'intero tempio. Sansone muore schiacciato assieme ai Filistei presenti nel tempio di Dagon. Da qui il celebre detto "Muoia Sansone con tutti i Filistei".

Secondo la narrazione della Bibbia, verso il 1150 a.C., gli israeliti entrarono in conflitto con i Filistei dopo aver conquistato già la maggior parte del Paese di Canaan ma, non riuscendo a sconfiggerli, si stabilirono più a nord sulle terre dei Cananei. Da indizi contenuti nella stessa narrazione biblica si evince come in realtà i Filistei, oltre a controllare saldamente il litorale da Gaza all'attuale Tel Aviv, abbiano esercitato una sorta di protettorato sull'altipiano e l'entroterra. L'archeologia conferma del resto che all'epoca in cui la Bibbia colloca il re Davide, il secolo X a.C., oggetti di produzione filistea erano sempre più diffusi sull'altipiano abitato dagli israeliti. La Bibbia stessa racconta del futuro re Davide, che dovette servire come mercenario nelle truppe di un sovrano filisteo Achis di Gat, e delle sconfitte inflitte agli Israeliti dai Filistei, una delle quali - sempre secondo la narrazione biblica - li portò a catturare addirittura l'Arca dell'Alleanza e ad esporla come trofeo nel tempio di Dagon. Sempre secondo la narrazione della Bibbia dal 1080 a.C. al 931 a.C., sotto la guida del re Saul prima e del re Davide poi, gli Israeliti dapprima contennero e poi sconfissero i Filistei sull'altipiano. La storia di Davide che sconfigge il leader gittita Golia simboleggia letterariamente la sconfitta finale dei Filistei, la quale impedì l'invasione d'Israele da parte di essi, ma non la loro esistenza.

Ciò fino alla loro sconfitta da parte degli Assiri di Tiglatpileser III, nel 732 a.C. Da questo momento i Filistei condivisero il destino dei popoli sottoposti all'impero assiro. La Bibbia menziona ancora i Filistei in Ezechiele 25:16, Zaccaria 9:6, e 1 Maccabei 3–5, cosa che dimostra l'esistenza di un qualche tipo di loro identità ancora in epoca neo-babilonese. Comunque, entro la fine del V secolo a.C. la fusione dei Filistei con le popolazioni locali era ormai conclusa. Assieme a queste popolazioni i discendenti dei Filistei da un lato subirono il processo di ellenizzazione, e dall'altro furono in gran parte convertiti a forza all'ebraismo dagli Asmonei, scomparendo definitivamente dalla storia in questo duplice processo di assimilazione. Alcuni secoli dopo la scomparsa dei Filistei, l'imperatore romano Adriano ribattezzò la Giudea come Palestina (con il nome degli antichi nemici degli ebrei) per vendicarsi della rivolta giudaica (135 d.C.): "Palaestina" è la forma "romanizzata" dell'antica denominazione biblica "Filistia"; deriva dal termine Peleshet, che significa "terra dei Filistei". Il nome "Filistia" era tuttavia un toponimo già noto, introdotto da Erodoto e già utilizzato dai Greci. 

Wikipedia: Filistei

 

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